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Da sabato 3 a sabato 10 Agosto 2024

L’Anello Zoldano tutti i paesaggi dolomitici in sei tappe lontano dalla folla

Un trekking itinerante di 70 km lontanissimi dalla pazza folla su sentieri poco battuti in un ambiente selvaggio. 6 giorni di continue incredibili variazioni prospettiche di alcuni dei più famosi gruppi montuosi delle Dolomiti.

Una delle valli dolomitiche più belle in assoluto, la Val di Zoldo nelle Dolomiti Bellunesi è protetta da cinque famosi gruppi montuosi (Mezzodì, San Sebastiano, Moiazza Civetta, Pelmo e Bosconero) che, per le loro caratteristiche, sono stati riconosciuti nel 2009 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Il giro proposto, Alta Via in sei tappe, è un itinerario impegnativo per l’ambiente selvaggio e poco frequentato, su sentieri non difficili ma sicuramente non “turistici” e permette di conoscere in modo approfondito i gruppi che circondano la valle, apprezzando tutti gli aspetti paesaggistici tipici della regione dolomitica, dai boschi di conifere agli alti pascoli, dai severi circhi glaciali alle impressionanti pareti rocciose. Si dorme in rifugi d’alta quota e in “casère” (malghe) recuperate e destinate all’accoglienza gestita.

PROGRAMMA

1° GIORNO – FORNO DI ZOLDO

Arrivo nel pomeriggio a Forno di Zoldo, sistemazione in albergo, incontro con la guida e il gruppo e introduzione al viaggio. Cena e pernottamento.

2° GIORNO – Prima Tappa: Col Pelós – Mezzodì

da Le Bócole (Forno) al Rifugio Casèl Sora’l Sass de Mezodì – G.Angelini

Un paio di chilometri a valle di Forno di Zoldo, abbandonata la ss 251, si attraversa il ponte di San Giovanni portandosi sul fianco destro del Maè in località Le Bócole da dove si imbocca il sentiero che sale ripidamente a raggiungere il Ru de Doa e che, ben tracciato e con moderata pendenza, raggiunge la meravigliosa radura della Casèra di Col Marsàng. Si continua risalendo i fianchi del Col Pelós e si raggiunge il Mezzodì (dal Belvedere spettacolare panorama su tutta la valle e le successive tappe dell’Anello). Ci si abbassa quindi fra i mughi e nel bosco fino al Rifugio Casèl Sora’l Sass de Mezodì – G. Angelini. Riposo, cena e pernottamento.

Dislivello: 1200 m – Lunghezza: 12 km – Durata: 5/5.30 ore

3° GIORNO – Seconda Tappa: San Sebastiano – Gruppo Tamer

dal Rifugio Sora’l Sass de Mezodì – Angelini al Passo Duràn

La seconda tappa scende alla dolce Val Prampèr attraversando il gruppo del San Sebastiano fino al Passo Duràn: un comodo percorso di media montagna (tranne che per un tratto roccioso breve e non difficile ma esposto, la “zengia de l’Ariosto”) vario e panoramico che corrisponde alla variante zoldana all’alta Via n° 1. A metà percorso, la piccola costruzione in legno dedicata a Valentino Angelini, accanto alla sorgente dell’Aiva dei Scarselóin, offre una rinfrescante sosta ed una indimenticabile vista del Pelmo, ”solitario dominatore di Zoldo” (e da qui si capisce perché’…).

Seguendo un tracciato pressoché in quota ma in continuo saliscendi tra i mughi e poi nel bosco si raggiunge il Passo Duràn ed il rifugio San Sebastiano. Riposo, cena e pernottamento.

Dislivello: 750 m – Lunghezza: 15 km – Durata: 6,30/7 ore

4° GIORNO – Terza Tappa: Gruppo Moiazza – Civetta

dal Passo Duràn al rifugio Adolfo Sonino (al Coldai)

Al Passo Duràn inizia una delle più colossali sequenze rocciose delle Dolomiti, che si sviluppa a nord con Moiazza e Civetta.

Attraversata una zona di pascolo paludoso si sale al grandioso circo glaciale del Vant di Moiazza raggiungendo i ruderi della Casèra di Moiazza. Le imponenti moli della Cima delle Sasse e del Cimon di Moiazza sovrastano rocce calcaree con i caratteristici solchi che si alternano a tratti erbosi con fiori d’alta quota. Siamo sotto la Grande Civetta: ne seguiamo il gigantesco basamento scendendo alla piccola valle della Casèra della Grava e poi risalendo fino a raggiungere il “sentiero Tivàn” che, costeggiando il gruppo da est, con uno stupendo panorama sull’isolato e maestoso Pelmo, oltrepassa la deviazione per la “ferrata degli Alleghesi” e con qualche saliscendi porta infine a raggiungere la Forcella Coldai, il lago glaciale omonimo e finalmente il rifugio Sonino. Riposo, cena e pernottamento.

Dislivello: 1500 m – Lunghezza:  13,5 km – Durata: 7 ore

5° GIORNO – Quarta Tappa: Pelmo

dal rifugio A. Sonino (al Coldai) al rifugio Venezia (al Pelmo)

Una comoda e facile camminata ci porta alle pendici del Pelmo, uno fra i più affascinanti monti dolomitici, assolutamente unico.

E’ una traversata in ambiente magnifico, su ampie e pianeggianti zone di pascolo dominate dalle imponenti pareti meridionali del Pelmo e del Pelmetto, con ampio giro d’orizzonte di tutta la Val di Zoldo.

Dal rifugio A. Sonino al Coldai si scende lungo una ex mulattiera militare raggiungendo la zona di pascolo fino alla Casèra Vescovà. Si prosegue su una strada a fondo naturale che confluisce nella ss 251. Salendo per breve tratto la statale si raggiunge il Passo Staulanza e da qui, con tratti sempre in quota, ci si inoltra nel bosco sotto la mole del Pelmetto; una piccola deviazione ci porta ad un grande masso con impresse centinaia di impronte di dinosauri. Si prosegue sempre più o meno in quota fino alla zona di pascolo dei Campi di Rutorto ed al rifugio Venezia. Riposo, cena e pernottamento.

Dislivello: 700 m – Lunghezza: 12 km – Durata:  4,30/5 ore

6° GIORNO – Quinta Tappa: Col Dur

dal rifugio Venezia (al Pelmo) al rifugio Remauro al Passo Cibiana

Ci dirigiamo verso il valico di Forcella Cibiana, una tappa di media montagna che segue in gran parte mulattiere e strade di origine militare.

Dal rifugio Venezia attraversiamo i pascoli del Passo di Rutorto e scesi appena sopra Zoppé di Cadore, raggiungiamo la Forcella Ciandolàda e il rifugio Talamini per una breva sosta.

Si continua lungo il sentiero che costeggia verso est le pendici settentrionali del Col Dur fino alla Forcella di Val Inferna che separa il Col Dur dal Col Alto. Valicata la Forcella, lungo un comodo e marcato sentiero-mulattiera che discende il fianco sinistro della Val Inferna, dall’antico passato minerario, raggiungiamo la ss 347 in località Quatre Tabià, poche centinaia di metri a valle del Passo Cibiana e del rifugio Remauro, nostra destinazione per la cena ed il pernottamento.

Dislivello: 700 m – Lunghezza: 15 km – Durata: 5/5,30 ore

7° GIORNO – Sesta Tappa: Sforniói-­‐Bosconero

dal Passo Cibiana (ss 347) a Le Bócole (Forno di Zoldo)

La sesta ed ultima tappa entra nel cuore del Bosconero, che ha nel nome la sua storia: un tempo luogo oscuro eppure fiabesco, montagna impervia e misteriosa, frequentata solo da cacciatori e boscaioli, difficilmente accessibile; condizioni che ancora oggi lo rendono incredibilmente “lontano” dalla ressa turistica della vicina Cortina.

A sud del Passo Cibiana imbocchiamo una strada forestale che sale nel bosco (fittissimo, appunto, di abeti rossi e bianchi tra i quali la luce del sole non penetra). Arriviamo alla Forcella de le Calade nei pressi di un belvedere panoramico e scendiamo per sentiero ripido ma sicuro sino alle ghiaie della testata di Val di Bosconero che traversiamo sino a trovare, in corrispondenza di una piccola cascata, il sentiero che con vari saliscendi porta alla Casèra Bosconero, uno dei più bei rifugi di tutta la valle, in una radura “delle favole” e con una stupenda vista sulla catena del Civetta. Il percorso è noto come “Triòl dei Stòp” cioè dei ripari per il bestiame, i pastori, i carbonai ed i boscaioli che a suo tempo frequentavano questi luoghi.

Qui tutti vorrebbero fermarsi ancora qualche giorno. Scommettiamo?

Dal rifugio, dopo un genuino pranzo di montagna, scesi al letto del Ru del Bosconero, con un’ultima rilassante passeggiata fra i boschi, si scende al fondovalle e si arriva rapidamente a Zoldo, dove si conclude il nostro itinerario. Arrivo in albergo, sistemazione, cena e pernottamento.

Dislivello: 900 m – Lunghezza: 15 km – Durata: 6/6,30 ore

8° GIORNO – FORNO DI ZOLDO

Colazione, rilascio delle camere e rientro alla propria città di provenienza.

INFORMAZIONI

ATTENZIONE, POSTI LIMITATI

  • Itinerario: percorso ad anello con partenza e ritorno a Forno di Zoldo
  • Dislivello: fino a 1500 m giornalieri
  • Lunghezza: fino a 15 km giornalieri
  • Durata: fino a 8 ore giornaliere
  • Difficoltà: EE/▲▲▲▲ (itinerario lungo, faticoso e che richiede ottima forma fisica e capacita’ di adattamento)
  • Costo: in preparazione
  • Pasti: trattamento di mezza pensione, con cena e colazione in rifugio; pranzi al sacco autogestiti.
  • Appuntamento: comunicato poco prima della partenza
  • Come arrivare: per chi arriva dalla pianura, la Val di Zoldo è facilmente raggiungibile percorrendo l’autostrada A27 fino al paese di Longarone, dove si trovano chiare segnalazioni per arrivare fino a Forno di Zoldo e Zoldo Alto percorrendo la statale 251. Alla Val di Zoldo si accede anche dal Passo Cibiana per chi proviene dalla zona del Cadore o da Cortina e dal Passo Duran per chi arriva da Agordo mentre attraverso Forcella Staulanza si giunge in Val di Zoldo dai paesi a nord, come S. Fosca, Colle S. Lucia o Pescul. Gli aeroporti di Treviso e Venezia offrono efficienti collegamenti mentre la più vicina stazione ferroviaria è quella di Longarone. Gli autobus della DolomitiBus collegano la Vallata sia dagli aeroporti che dalla stazione ferroviaria.
  • Guida: Gianluca Ugolini (AIGAE LA608)
  • Cosa portare: GENERALE: scarponi da trekking, bastoncini da trekking, lampada frontale, 1 paio di pantaloni lunghi in tessuto tecnico, 3 magliette a maniche corte in tessuto tecnico, pile, giacca antivento “soft shell”, giacca antipioggia “hard shell”, borraccia, zaino da 45/50 litri, coprizaino, occhiali da sole e crema solare protettiva. RIFUGIO: 1 set di abbigliamento comodo, igiene personale, ciabattine, sacco letto o sacco a pelo in base alle disposizioni dpcm in vigore al momento del viaggio relative all’utilizzo delle coperte del rifugio. Kit anti-Covid19 come consigliato. Una lista dettagliata dell’equipaggiamento verra’ fornita dalla guida in tempo utile.

Per ulteriori informazioni su percorso ed equipaggiamento e la prenotazione telefonare a Gianluca al 348 7054571 o scrivere a info@treksforlovers.com

SI PREGA DI LEGGERE ATTENTAMENTE IL REGOLAMENTO ESCURSIONI

CURIOSITA’

Il Civetta

Il Civetta è citato per la prima volta in un documento del 1665 come Zuita, mentre viene riportato nella cartografia ufficiale a partire dal 1774. L’origine del nome è stata a lungo discussa. Prevalgono principalmente due ipotesi: la prima lo avvicina al latino civitas, in quanto il versante che dà su Alleghe somiglierebbe ad una città turrita; altri, osservando che il monte viene chiamato Civetta (Zuita) anche nello Zoldano, dove la caratteristica parete non è visibile, lo rimandano al rapace notturno, forse perché in passato la montagna era guardata con sospetto e ritenuta portatrice di disgrazie o maledetta. Taluni autori, in genere non bellunesi, preferiscono utilizzare la forma femminile “La Civetta”.

Il Pelmo

“Da qualunque parte si guardi, ma soprattutto da est e sud, si presenta come una gigantesca fortezza della più massiccia architettura, non fratturata in minareti e pinnacoli, come la maggior parte dei suoi rivali nelle Dolomiti, ma puramente difesa da altissimi bastioni a picco, le cui pareti in molti punti precipitano per più di 2.000 piedi. L’aspetto di muratura è molto accentuato dal fatto che, in gran parte, gli strati si trovano in corsi quasi orizzontali e, di conseguenza, accade che molte delle più ripide pareti della montagna siano attraversate da cenge larghe abbastanza per fornire il passaggio ai camosci ed ai loro inseguitori.” (John Ball, A Guide to the Eastern Alps, 1868)

Le orme dei dinosauri

Fu un gigantesco crollo di massi staccatisi dal Monte Pelmo che portò alla luce questa camminata antica di centinaia di milioni di anni. In quella remota era il paesaggio “dolomitico” doveva essere assai simile a quello delle odierne isole Bahamas, dove le lingue di mare si protendevano nell’entroterra, lasciando, con la bassa marea, pozze d’acqua poco profonde. In questi acquitrini sconfinati, i dinosauri erbivori trovavano alghe per sfamarsi e i dinosauri carnivori, che davano loro la caccia, si apprestavano a diventare gli incontrastati dominatori delle terre emerse. Il masso è raggiungibile con una breve deviazione dal sentiero che dal Passo Staulanza porta al Rifugio Venezia.